Eleonora Alvisini
SCHEDA TECNICA
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran) è un film tratto dal romanzo omonimo di Éric-Emmanuel Schmitt. Ambientato negli anni 60’ nella periferia parigina.
Titolo originale del film: Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran
Paese di produzione: Francia
Lingua originale: Francese
Anno: 2003
Durata: 94 minuti
Genere: Drammatico
Regia: Francois Dupeyron
Soggetto: Eric-Emmanuel Schmitt
Sceneggiatura: Francois Dupeyron, Eric-Emmanuel Schmitt
Produttore: Laurent Pétin, Michèle Petin
Fotografia: Rèmy Chevrin
Montaggio: Dominique Faysse
Effetti speciali: Fabien Coupez
Scenografia: Katia Wyszkop
Premi
2003 Mostra del cinema di Venezia, premio del pubblico per il miglior attore a Omar Sharif
2003 Chicago International Film Festival, Silver Hugo per il migliore attore a Pierre Boulanger
2004 Premio César per il migliore attore a Omar Sharif
INTERPRETI E PERSONAGGI
Omar Sharif, Monsieur Ibrahim. Ibrahim è un uomo anziano che vive in rue Bleue e che gestisce un alimentari da molto tempo. Originario del Corno D’Oro e chiamato da tutti l’arabo del quartiere per via del suo negozio aperto tutti i giorni dalle otto a mezzanotte.
Pierre Boulanger: Moise “Momo” Schmidt. Momo è un ragazzo di undici anni, vive in rue Bleue. Il padre è sempre a lavoro e quando torna a casa per la cena mangia con il figlio ma il clima è sempre molto teso. La madre di Momo è andata via quando lui aveva cinque anni. Momo trova conforto prima tra le braccia delle prostitute, poi nel sostegno di Ibrahim.
Gilbert Melki: Padre di Momo. Il padre di Momo è una figura depressa e critica che si aggira in casa Schmidt, ama i libri e li cura più del figlio. É stato lasciato dalla moglie. Inizialmente sembra un padre di polso, poi si rivela una figura inutile e insignificante che non è in grado ne di fare il padre ne di fare l’uomo.
Isabelle Renauld: madre di Momo. All’interno del film lei fa una comparsa di pochi minuti ma è una presenza che aleggia costantemente. Lei abbandonando Momo ha fin da subito lasciato un segno indelebile nella vita di Momo.
Lola Neymark: Myriam. Lei è la ragazza della porta accanto, Momo si innamora di lei, ma dopo poco la vede mentre si bacia con un altro ragazzo. Momo da questo avvenimento, grazie ad Ibrahim, imparerà che l’amore che doniamo è nostro e ci appartiene per sempre, quello che teniamo per noi è perso per sempre.
Anne Suarez: Silvie. Silvie è una prostituta di rue Bleue, la prima donna con cui Momo ha fatto l’amore. La sua figura nel film è marginale ma il suo ruolo è fondamentale, aiuta Momo ad uscire dall’infanzia.
TRAMA
La scena si apre con l’inquadratura di una donna di colore che acquista delle rose rosse da un passante, Momo la osserva affascinato dalla finestra della sua stanza.
Dalla notte si passa al giorno e la donna è sempre lì sul marciapiede che passeggia mentre aspetta l’arrivo dei suoi clienti.
Momo continua a guardare, probabilmente come moltissime altre volte, ma oggi a differenza di tutti i giorni precedenti si mette allo specchio e comincia a provare le varie tecniche per abbordare la donna misteriosa, si veste, rompe il salvadanaio regalatogli dal padre molti anni prima e esce alla ricerca dei piaceri carnali. Dopo aver preso il salvadanaio a forma di porcellino tra le mani Momo ha un flash back e torna al giorno in cui il padre gliel’ha regalato. Mentre spiegava a Momo a cosa serve il salvadanaio lui chiede al padre se la mamma tornerà e il padre risponde di non saperlo, quì nel film già emerge uno dei temi principali nella vita di Momo; l’abbandono della madre che pesa come un macigno sul suo giovane cuore.
Finito il flashback Momo rompe il salvadanaio e va “dall’arabo” sotto casa, Monsieur Ibrahim, per cambiare i soldi. Momo si avvicina alla giovane donna e la sua intenzione le è chiara fin da subito, Momo prova a parlare con lei ma viene ignorato perchè la donna sa che il ragazzo abita nel quartiere e che è molto giovane.
Il giovane undicenne non si arrende e va a chiedere a tutte le professioniste di rue Bleue finchè non trova la dolce Silvie che accetta la sua proposta. Momo si ritrova da solo con una donna per la prima volta, lei questo lo capisce subito e cerca di rendere la prima volta di Momo speciale. Durante l’atto sessuale Momo si vede da piccolo che agita il porcellino con una sola moneta e si sente il rumore del metallo sul coccio, veloce, sempre più veloce, finchè il Momo bambino non dice: <<è uscita la moneta>>.
Alla fine Silvie gli chiede se gli è piaciuto e poi dice a Momo: <<la prossima volta dovrai portarmi un regalino>>. Momo va a casa e mentre sta nella sua stanza prende tra le mani il suo orsetto di peluche, lo stringe al cuore, poi lo porta a Silvie come dono. Una parte molto tenera del film dove Momo esce simbolicamente dall’infanzia donando a Silvie il suo peluche.
Poi viene inquadrato Momo che tira due calci ad un pallone insieme al suo gruppo di pari. Successivamente Momo come un giovane uomo prepara la cena, la musica è a tutto volume e il suo cuore è felice; rientra il padre, spegne la musica e con voce seccata gli dice: <<Buonasera>>. La prima cosa che nota il padre senza nemmeno aver guardato il viso del figlio è che non ha comprato il vino, Momo risponde che non gli sono bastati i soldi, il padre puntualizza che la mattina gli ha lasciato 5 franchi e poi chiede di vedere lo scontrino, Momo dice di non averlo e il padre prende un quaderno e gli dice di segnare tutte le spese lì.
Mentre Momo era in bagno il padre doveva entrare con urgenza e Momo con uno slancio di rivalsa posticipa la sua uscita pur avendo già terminato. Uscendo dice al padre che la carta igienica e finita e viene mandato di corsa “dall’arabo” per comprarla.
Momo entra nel negozio e prende la carta igienica, prende un’altra cosa e se la infila nella tasca ripetendo nella sua mente <<chissene frega tanto è arabo, è arabo, è arabo, e anche se non fosse arabo sarebbe lo stesso>>.
Quando Momo arriva alla cassa Monsieur Ibrahim gli dice: <<Io non sono arabo Momo, vengo dal Corno D’Oro>>.
Momo resta molto turbato perchè l’arabo gli ha letto nel pensiero, tornato a casa con la carta chiede al padre se è possibile che qualcuno sappia ciò che stiamo pensando e il padre molto scettico sostiene di no.
Il signor Schmidt trova un dolce e chiede a Momo perchè l’ha comprato visto che non è domenica, Momo gli chiede di indovinare ma il padre non ci riesce e Momo gli dice:<<è il mio compleanno>>. Il padre imbarazzato come per scusarsi dice: <<è gia l’otto, allora buon compleanno, perchè hai messo una candelina sola?>>, il padre imbarazzato esce dalla cucina e Momo accende la sua candelina, mentre mangia la sua torta di compleanno da solo guarda fuori dalla finestra della sua stanza e sembra sereno.
Il giorno successivo torno da Ibrahim per fare la spesa e arrivato alla cassa chiede all’anziano signore cos’è il Corno D’Oro, lui risponde che si tratta di una regione che si estende dall’Anatolia fino alla Persia.
Appena torna a casa Momo chiede al padre cos’è la Persia e lui gli dice di cercare sul dizionario alla P di papà, Popol (il fratello più grande di cui il padre gli parla sempre ma che non ha mai conosciuto e nei confronti del quale nutre un grande risentimento a causa del padre che fa continui paragoni tra lui e Popol che vanno a suo sfavore).
Durante questo scambio verbale Momo risponde al padre scocciato e una volta entrato nella sua stanza urla: <<Io odio Popol!>>.
La scena si sposta al giorno successivo nel negozio di Ibrahim, Momo gli dice che lui in realtà si chiama Mose, lui gli risponde che proprio per questo lo chiama Momo, è meno altisonante, Momo gli chiede cosa gli interessa del suo nome visto che è un nome Ebreo e invece lui è Arabo, Ibrahim puntualizza che non è arabo, ma è mussulmano.
Momo gli chiede anche perchè il padre gli dice: <<va dall’arabo>> se lui non è arabo, Ibrahim gli spiega che arabo vuol dire che la bottega è aperta dalle otto del mattino fino a mezzanotte dal lunedì alla domenica.
Nel frattempo rue Bleue si trasforma in un set cinematografico e tutti gli abitanti sono in strada per vedere le stelle del cinema. Silvie e Momo si ritrovano accanto e lei gli chiede quando sarebbe tornato a trovarla e lui gli risponde che non ha ancora tutti i soldi.
Nella calca di persone Momo intravede Miriam, la vicina di casa della sua età a cui lui faceva sempre i dispetti, l’interesse di Momo però è cambiato ed ora la guarda con occhi diversi.
Alla pausa delle riprese Momo entra nella bottega e Ibrahim gli chiede se gli piacerebbe fare cinema, lui risponde di no e Ibrahim gli dice che se lui avesse la sua età si butterebbe perchè è affascinato dalle belle donne che popolano quel mondo; ad un certo punto l’attrice entra e chiede dell’acqua, Ibrahim la serve e le chiede 5 franchi, l’attrice le risponde che non sapeva che l’acqua fosse così rara lì e Ibrahim risponde che non è l’acqua ad essere rara ma le vere star, la signorina sorride e se ne va.
Momo dice ad Ibrahim per scherzare che ha la faccia tosta, gli risponde che in qualche modo si dovrà pur rifare di tutte le scatolette che gli ruba, Momo ferito nell’orgoglio gli dice che gli ripagherà tutte le cose che ha rubato. Ibrahim lo guarda negli occhi, il suo sguardo trasmette amore e comprensione paterne, e gli dice: <<Guardami, tu non mi devi niente, se proprio devi continuare a rubare preferisco che tu lo faccia quì da me>>, Momo è ancora scosso ma Ibrahim incalza e gli chiede se ha deciso il menù per la serata, lo porta tra gli scaffali e lo consiglia per risparmiare e per ingannare il padre, lo mette a conoscenza dei trucchi per diluire il caffe con la cicoria e il vino con uno più scadente, reciclare il pane raffermo, risparmire sul thè etc…
La cena serale con il padre trascorre in armonia Momo era titubante perché temeva che il padre scoprisse l’inganno, ma non fu così, mangiò la scatoletta del gatto convinto che fosse patè e bevve il vino convinto che fosse pregiato perché stava nella solita bottiglia.
Il giorno seguente mentre Momo tornava da scuola un ladro scappava per la strada e lui riuscì a riprendere la borsetta di una delle donne che lavoravano giorno e notte in rue de Bleue. La donna gli dice sussurrando nel suo orecchio: <<Quando sarai grande vieni da me che ti restituirò il favore>>, Momo da vero briccone non si lascia sfuggire l’occasione e dice alla donna di avere sedici anni.
Dopo questa avventura Momo torna a casa, si fa la doccia, come al solito tira l’acqua a Miriam dalla finestra del bagno e va in salotto. Lì trova il padre immerso nella lettura con le tende chiuse, lui le apre ma viene sgridato perchè la luce rovina le rilegature dei suoi preziosi libri, il padre dice che Popol amava i libri e che fortunatamente non è come lui.
Momo chiede al padre se secondo lui sarebbe piaciuto a Popol ma il padre dice solamente in maniera scocciata: <<Che domande…???>>.
Momo va da Ibrahim a comprare qualcosa e lui gli chiede: <<perché non sorridi mai?>>.
Momo risponde:<<perché sorridere è roba da ricchi>>.
Ibrahim gli chiede:<<perché credi che io sia ricco?>>.
Momo risponde: <<hai sempre la cassa piena >>.
E lui risponde <<I soldi mi servono per pagare i fornitori e l’affitto, lo sai quanto mi resta alla fine del mese? Una miseria>>.
Momo rettifica: << è roba da ricchi nel senso che è da gente felice>>.
Ibrahim risponde: <<è proprio quì che ti sbagli, è sorridere che rende felici>>. Il ragazzo è incredulo ma il vecchio amico lo esorta a provare.
Momo fa il primo tentativo a scuola e durante l’interrogazione dice all’insegnante di non aver capito la lezione e le sorride, lei diventa affabile e gliela ripete volentieri. Da quì Momo comincia a sperimentare il potere del suo sorriso e riesce a ottenere anche i favori della bella donna di colore che lo teneva da sempre incollato alla finestra.
La sera Momo prova il suo sorriso anche con il padre ma lui da subito infastidito comincia a sospettare che ci sia qualche marachella sotto, poi il padre gli fa aprire la bocca e gli dice: <<Dovrai metterti l’apparecchio, hai un problema ai denti>>.
Momo resta male, esce e va dal suo vecchio amico, e gli racconta la sua tristezza, gli parla della convinzione che ha del fatto che sia colpa sua perché non sa sorridere e che sicuramente Popol sapeva farlo, dice che la sua mamma è andata via troppo presto e che non ha fatto in tempo ad insegnarglielo. Ibrahim gli dice: <<Magari se n’è andato perché non sopportava più tuo padre>> e poi aggiunge: <<Io preferisco cento volte te a Popol>>, lo ripete una seconda volta guardandolo intensamente.
Ibrahim si fa aiutare a contare i soldi per calmarlo e Momo gli dice che dovrà mettere l’apparecchio, Ibrahim sorridendo gli dice che poi nessuna ragazza crederà che ha sedici anni, aggiunge che inizialmente può essere bello andare con le professioniste ma che ad un certo punto arriveranno i sentimenti e lui comincerà ad apprezzare le novizie.
Ibrahim invita Momo a fare una passeggiata domenica pomeriggio e lui accetta con un sorriso.
Passeggiando insieme al suo vecchio amico Momo si immerge nella vita parigina e ne assapora la dolcezza, sembra così lontano dalla sua via di periferia. Parlando con Ibrahim Momo dice: <<Quì è troppo bello non fa per me>> e lui risponde: <<La bellezza sta ovunque, ovunque tu guardi, è scritto nel mio Corano>>.
É scritto nel mio Corano Ibrahim lo ripete sempre, ma il suo Corano non resta solo un libro sterile ma trova i suoi frutti nel suo agire quotidiano, nell’attenzione e nella cura che mette in tutte le cose che fa, nell’emotività che gli permette di avere accesso al cuore di Momo, in punta di piedi si fa spazio nel suo triste e desolato mondo e pianta il seme della felicità.
Ibrahim, quando Momo gli chiede perché beve alcolici se è mussulmano, risponde che lui appartiene al sufismo.
Quando Momo torna a casa scopre che il sufismo si oppone al fondamentalismo.
Il giorno seguente sull’autobus Momo incontra Myriam, la bella vicina e si sorridono teneramente. Appena torna il signor Schmidt comunica al figlio che è stato licenziato e che finchè non trova lavoro dovranno stringere la cinghia.
La sera stessa Momo scende e va nel negozio di Ibrahim e gli chiede: <<Cosa fa lei per essere felice>>. E lui risponde: << so quello che dice il mio Corano>>. Allora Momo gli chiede il Corano in prestito, anche se è ebreo e non dovrebbe leggerlo. Ibrahim chiede a Momo cosa vuol dire per lui essere ebreo, Momo risponde che per il padre significa essere depresso tutto il giorno mentre per lui una cosa che gli impedisce di essere qualcos’altro. Ibrahim si offre di comprargli delle scarpe nuove, e gli dice che ha solo quelli di piedi e che deve trattarli bene.
Il giorno seguente vanno insieme a comprarle e Momo è molto felice; torna a casa e trova un biglietto con dei soldi dentro,era di suo padre e sopra vi era scritto:
<<Figlio mio, scusa se me ne sono andato, ma non ero adatto per farti da padre, forse un giorno ci rivedremo, più in là quando sarai diventato adulto, quando mi vergognerò di meno, e forse tu mi avrai perdonato, ti ho lasciato sul tavolo tutti i soldi che mi restano e i nomi delle persone che devi contattare, si prenderanno cura di te, addio>> .
Momo resta per poco nel silenzio della sua casa, poi scende nel cortile interno e incontra Myriam che balla e si lascia coinvolgere.
Poi va da Ibrahim la cui sola presenza gli da conforto, lui gli aveva preparato il Corano; Momo torna a casa e comincia a leggerlo mentre mangia, poi scende e incontra Myriam, Momo prova a baciarla ma lei dice che non può perché la madre potrebbe vederli, lui gli confida che anche se gli tirava l’acqua lei gli piaceva.
Il giorno seguente escono insieme, sono sulla Senna e Momo parla a Myriam del suo timore che lei possa preferire il fratello Popol a lui o qualsiasi altro, poi lui la bacia teneramente. La sera momo va da Ibrahim e gli confida di essere innamorato, il vecchio amico gli chiede del padre visto che non lo vede più la mattina e Momo dice che lavora tanto, gli chiede cosa ha detto il padre che lui legge il Corano e Momo dice che si nasconde, Ibrahim poi gli chiede se si lava la mattina e Momo lo tranquillizza.
Il giorno secondo Momo vende alcuni libri del padre per comprare un disco a Myriam, però quando torna a casa la trova tra le braccia di un altro ragazzo.
Il giorno seguente Ibrahim porta Momo in un bagno turco e il giovane si confida raccontando che Myriam ama un altro, Ibrahim risponde che non fa niente, che l’amore che prova per lei è suo e appartiene a lui è lei che non ne sa approfittare <<Ciò che tu dai Momo è tuo per sempre, ciò che tieni è perso per sempre>>,. Momo chiede ad Ibrahim se ha una moglie, lui risponde di si e Momo chiede perché non si vede mai. Momo scopre che anche i mussulmani sono circoncisi come gli ebrei e Momo aggiunge <<Allora lei potrebbe essere ebreo>>, Ibrahim dice <<questa è la mia bocca, questa la mia mano>>, come se volesse indicare che gli uomini sono tutti uguali, ma Momo non capisce e Ibrahim aggiunge: <<Non si può capire tutto con la testa>>.
Momo incontra Myriam e si chiariscono, lui è triste Silvie lo consola, comincia così a vendere tutti i libri del padre per fare l’amore con le professioniste.
Mentre stava in casa a giocare a freccette su un bersaglio con su scritto papà e Popol suona la polizia che gli comunica che il padre è stato trovato morto sotto un treno vicino Marsiglia, probabilmente si è sucidato, gli dicono che deve riconoscere il corpo. Momo molto spaventato porta la polizia da Ibrahim e lui si occuperà di tutto, riconoscimento e sepoltura.
Momo va alla stazione ad aspettare Ibrahim, tornato a casa si mette ad imbiancare le pareti. Entra una donna in casa, bella, distinta, chiede di Mosè, è la madre, lui dice di chiamarsi Momo che sta per Mohammed, Le racconta che Mosè è partito alla ricerca di Popol ma lei gli dice che non ha avuto altri figli prima di Mosè, lei inizialmente incredula poi si convince e se ne va.
Momo va da Ibrahim e gli dice: <<Quand’è che mi adotta>> e Ibrahim risponde: <<anche domani se vuoi!>>. Così cominciano le interminabili pratiche per l’adozione finché, dopo numerosi no, un funzionario finalmente dice si.
Dopo l’adozione Ibrahim e Momo vanno a comprare una macchina per intraprendere il loro viaggio nel paese d’origine di Ibrahim, per ottenerla lui mente sulla patente e deve cominciare a studiare per passare l’esame della scuola guida. Momo lo aiuta nello studio ed è proprio grazie a lui che Ibrahim riesce a passare l’esame.
Momo e Ibrahim partono per la Turchia a bordo della nuova macchina fiammante.
Nel viaggio Ibrahim identifica la ricchezza dei paesi in base alla spazzatura, se ci sono i bidoni è ricca, se c’è la spazzatura vicino ai bidoni non è ne ricco ne povero, è turistico, se c’è la spazzatura senza bidoni è povero.
Si fermano nelle rovine di un tempio antico e Ibrahim dice a Momo che ha sempre lavorato molto ma sempre con i suoi tempi, non ha mai cercato di fare i soldi ne di avere la fila di clienti perché secondo lui la lentezza è il segreto della felicità, poi chiede a Momo di cosa si vuole occupare da grande e lui risponde di import e export e Ibrahim dice <<Vi presento mio figlio Momo che un giorno si occuperà di Import e Export>>.
In seguito Ibrahim porta Momo bendato in vari luoghi di culto, nel primo Momo sente l’incenso, è una chiesa ortodossa, nel secondo sente odore di cera, è una chiesa cattolica, infine sente l’odore dei piedi e Ibrahim gli dice che per lui questo odore è rassicurante perché sente l’odore delle persone.
In macchina verso la terra d’origine di Ibrahim lui gli dice che è felice perché sono insieme e sa cosa dice il suo Corano.
Momo gli confida che pensa a Myriam e Ibrahim gli dice che lo farà ballare. In seguito si trovano in una sala dove ci sono i Dervisci rotanti che pregano, Ibrahim gli dice che diventano delle torce che bruciano attorno ad un grande fuoco. La rotazione è ipnotica, quasi magica e lascia Momo con la testa svuotata.
La sera poi sono in una piazza e mentre Momo balla con i suoi coetanei del luogo, Ibrahim si ferma a parlare con dei signori in un bar.
Il giorno seguente durante il viaggio in macchiana Momo chiede ad Ibrahim se sarà mai abbastanza bello da piacere alle donne senza pagare e Ibrahim gli dice che lo sarà ma non deve comportarsi come se si mostrasse alle donne ma deve guardarle come se contemplasse la loro bellezza, come se non avesse mai visto donna più bella <<Per gli uomini come te e come me … la bellezza è quella che troviamo nelle donne, l’uomo all’inizio era un minerale, poi un vegetale, poi un animale e poi è diventato uomo, riesci a immaginare il cammino che la polvere ha percorso dall’inizio fino ad oggi? Poi più in là diventerai un angelo quando avrai finito il tuo compito sulla terra, quando balli è un pò come se lo fossi già>>.
Ad un certo punto Ibrahim fa scendere Momo dalla macchina e gli dice di aspettare lì perché è da molto tempo che manca e non sa cosa troverà.
Momo si trova in un paese straniero e alcuni bambini incuriositi si avvicinano a lui parlando in una lingua sconosciuta, lui li fotografa, poi si allontana a piedi verso la collina dove Ibrahim si è diretto, uno di quei bambini lo segue. Ad un cero punto arriva un uomo sulla moto che lo chiama per nome e lo porta con la moto dove si trova Ibrahim, Momo regala la macchina fotografica al bambino che stava con lui. Momo quando vede la macchina ribaltata si preoccupa molto, arriva ad una casa, si toglie le scarpe entra e lo trova sdraiato. Ibrahim gli dice: <<Il viaggio finisce quì>>, Momo dice un flebile <<no>> e Ibrahim: <<Si, io sono arrivato, non lo sapevo>>. Momo:<<E il mare?>>. Ibrahim:<<Tutti i fiumi si gettano nello stesso mare>>. Momo piange e ibrahim gli dice:<<No, no, io sono contento>>. Momo:<<Io ho paura>>. E Ibrahim: <<Io non ho paura, io so quello che dice il mio Corano…… Ho vissuto bene, sono vecchio, ho avuto una moglie, è morta tanto tempo fa, però io l’amo ancora, sono tornato a casa mia, la bottega andava bene, è carina rue Bleue, anche se non è blu, e poi, ci sei tu>>.
Momo piangendo dice: <<Non voglio>>
E Ibrahim dice:<<Non muoio, vado a raggiungere l’immenso>>.
Momo tornato a Parigi si trova nello studio del notaio per leggere il testamento di suo padre, lui lascia tutto a suo figlio perché lo ha scelto come padre e perché gli ho trasmesso tutto ciò che ha imparato in questa vita <<Ciò che dice il mio Corano Momo presto lo saprai anche tu, è tutto ciò che c’è da sapere>>.
LETTURA IN CHIAVE GESTALT ANALITICA
Ibrahim guida Momo nel suo processo di individuazione, è il terzo che mobilita il processo, e lo fa ermeticamente spostandosi su vari livelli. Grazie ad Ermes il processo di individuazione può mettersi in moto; infatti lontani dalla dimensione ermetica e mercuriale, lontani dalla comunicazione, dalla velocita, dalla duttilità e dalla bricconaggine di Ermes, nulla può trasformarsi.
Musa, canta il figlio di Zeus e Maia, Ermes,
signore del Cillene e dell’Arcadia ricca di greggi,
veloce messaggero degli immortali. Lo generò Maia,
la nobile ninfa dai bei riccioli, unendosi in amore
con Zeus [……].
Essa generò un figlio versatile, dalla mente sottile,
Un predone ladro di buoi, signore dei sogni:
Uno che spia nella notte accanto alle porte, destinato
A compiere ben presto grandi imprese tra gli dei immortali.
Nato il mattino, a mezzogiorno gia suonava la cetra,
E la sera rubò le vacche di apollo arciere; [….].
Inno ad Ermes, IV, 1 – 67
Ermes come dio, come archetipoe come uomo personifica la rapidità di movimento, l’agilità della mente e la facilità di parola; muovendosi velocemente egli attraversa i confini e si sposta facilmente da un livello all’altro. Ogni volta che le cose appaiono fisse e bloccate Ermes introduce la fluidità e il moto.
Perché Ermes si manifesti è necessario uno spazio adeguato, nel nostro film esso si manifesta nella relazione tra Momo ed Ibrahim assumendo una forte connotazione spirituale. La loro relazione è vissuta da entrambi come sacra, come luogo in cui si manifesta qualcosa che rimane comunque un mistero da rispettare. In uno spazio simile secondo Jung la psiche tende a curarsi da se, come se l’inconscio possedesse i suoi strumenti terapeutici che devono essere trovati e riconosciuti. Per Momo la relazione con Ibrahim ha rappresentato la possibilità di avere accesso a questo luogo sacro.
Ermes è il protettore dei ladri, dei viaggiatori e dei commercianti e nel nostro film è sempre presente. Ibrahim è un commerciante scaltro che da subito si accorge dei furtarelli di Momo ma lungi dal criticarlo anzi lo protegge e lo aiuta; infine Momo e Ibrahim, verso la conclusione del film, compiono un viaggio di scoperta verso il paese di origine del vecchio amico.
Inoltre come Ermes aveva un fratello maggiore, Apollo, Momo aveva Popol (fratello maggiore non reale ma sempre riportato dal padre come figlio migliore di Momo). Inizialmente, come Ermes, Momo arriva nel mondo con la consapevolezza di essere il secondo, in un primo momento entrambi si sentirono vittime, poi invece si ritrovarono ad aver ottenuto molto; infatti acquisiscono entrambi ingegno e acutezza, la capacità di ottenere ciò che vogliono con la strategia (vd. ad es. quando Momo abbandonato dal padre riesce ad raggirare il mercante di libri e a venderli senza il consenso paterno; oppure quando grazie alla strategia del sorriso riesce a convincere la prostituta che tanto desiderava).
Nell’alchimia Ermes-Mercurio era lo spirito nascosto nella materia, il simbolo che conciliava gli opposti: metallico e liquido, materia e spirito, freddo e infuocato, veleno e medicina e tutto ciò contemporaneamente. Così, grazie ad Ermes che impone il suo dinamismo, Momo, lasciandosi guidare da Ibrahim (Il Vecchio Saggio del nostro film), riesce a conciliare gli opposti in un unicum. Infatti riesce a conciliare la mente e il corpo diventando sempre più un essere umano consapevole di se stesso. Questo delicato processo di integrazione è avvenuto nel film così come avviene nella terapia della Gestalt; attraverso l’unione di coscienza verbale e catarsi emotiva, in un rapporto costante tra interno ed esterno, tra figura e sfondo.
Ibrahim è per Momo una guida spirituale oltre che un padre amorevole, egli infatti essendo alla fine della sua vita sta ricercando le verità eterne. Jung infatti dice che tale ricerca è possibile solo nella seconda metà della vita.
Ibrahim rappresenta il vecchio saggio anche perché è un mussulmano che ha aderito alla corrente del sufismo. Tale sentiero spirituale si basa quasi esclusivamente sul far comprendere all’allievo che la realtà ultima non è necessariamente difficile da comprendere ma può sembrare tale quando l’individuo è accecato dai preconcetti sulla realtà.
Come il terapeuta Gestaltico così Ibrahim spinge Momo a conoscere e ad accettare se stesso così com’è, senza sentire il bisogno di cambiare per conformarsi ad un modello di riferimento individuale o sociale, interno o esterno, filosofico, politico, morale o religioso (Vd quando Ibrahim e Momo stanno facendo la passeggiata domenicale Ibrahim gli dice che se dio vuole mostrarti la vita non serve un libro). Ibrahim ha incoraggiato Momo a navigare secondo la propria corrente personale sfruttando i venti del proprio ambiente.
Anche la teoria della Gestalt, come il sufismo, si presenta come una filosofia, un’arte di vivere e in questo film ogni singola interazione tra Momo e Ibrahim è incentrato sulla trasmissione di questa arte dal più anziano al più giovane.
I sufi ci insegnano che comprendere la relatività della conoscenza è il compito più elevato dell’intelletto, ma per raggiungerlo è necessario distaccarsi e guardare senza attaccamento i nostri pensieri e le nostre emozioni; l’obiettivo è rendersi conto che non siamo le nostre idee e non siamo le nostre emozioni. Nella tradizione Sufi c’è un livello oltre l’intelletto o l’emozione, definito come vero intelletto o organo della comprensione e questo esiste in ogni essere umano. A questo vero intelletto, per il sufi, all’inconsio collettivo per Jung, si devono le esperienze mistiche o trascendenti che ci permettono di intuire l’unità del cosmo. Ma questo distacco dall’intelletto e dall’emotività non è immediato, prima è necessario sviluppare la mente e il cuore fino ai livelli più alti possibili. infatti è solo quando giungiamo all’impossibilità di sapere una qualsiasi cosa per certa che possiamo mollare la presa e smettere di affannarci per conoscere e lasciare che la verità entri nella nostra vita.
Ibrahim infatti come in quanto saggio non lotta mai contro ciò che è ma cerca di approfondire la sua comprensione di quale potrebbe essere la verità, per lui è importante non solo l’esistenza di una verità ultima ma anche la possibilità di integrarla.
Ibrahim in quanto saggio cerca di trasmettere a Momo l’importanza di non attaccarsi alle cose e alle emozioni (vd dialogo sull’amore nel bagno turco, vedi dialogo sulle scarpe e sui piedi).
In linea con la concezione della Gestalt Ibrahim nella sua relazione d’amore paterno con Momo ha sempre cercato di valorizzare l’essere rispetto all’avere e ad emancipare il sapere rispetto al potere.
Sempre secondo la tradizione Sufi il più alto livello nella vita del saggio è quando impara a sublimare le sue dipendenze e i suoi attaccamenti in preferenze.
Ogni volta che riconosciamo che non siamo liberi, ogni volta che pensiamo che abbiamo bisogno di qualcosa per essere felici, questo ci da l’opportunità di essere guariti (vd scena sulla felicità dove Ibrahim insegna il sorriso a Momo, quando Momo dice che sorridere è una cosa da ricchi).
Questa tensione verso la spiritualità è presente anche in Jung tantochè egli pone l’esperienza spirituale al centro della sua ricerca psicologica. Jung parlò di un inconscio collettivo che inizialmente definì come transpersonale, esso sarebbe l’artefice dell’interconnessione di ogni psiche individuale. L’inconscio collettivo è per Jung dominato da archetipi che costituiscono la base stessa di ogni esperienza transpersonale.
L’accesso diretto al mondo archetipico per Jung si ha attraverso le esperienze mistiche. Uno degli insegnamenti a mio avviso fondamentali che potrà guidare Momo alla ricerca del mistico è quando Ibrahim mostra a Momo che la bellezza è ovunque basta saperla osservare.
“Bellezza è verità, verità bellezza,
e questo è tutto ciò che al mondo sapete,
e tutto ciò che occorre sapere“
John Keats, Ode sopra un urna greca.
La morte per jung, come per il nostro Ibrahim, è solo un passaggio, un’occasione per attingere nuove dimensioni dell’essere (vd. quando Ibrahim morente dice a Momo che non ha paura, che lui non muore ma va a raggiungere l’immenso).
Anche durante l’ultima interazione tra i due protagonisti, così come tutto il film, la scena è stata carica di phatos. Questa tensione emotiva, costantemente intensa, è stata possibile perché i corpi in questo film parlano, gli sguardi sono colmi di emotività e le parola si incarna nel quì ed ora della relazione.
Ora, avendo una visione del film nel suo insieme posso affermare che l’andamento è paragonabile al processo della psicoterapia della gestalt analitica; infatti l’attenzione è costantemente direzionata sulla figura senza mai tralasciare lo sfondo, il protagonista è sempre presente nel quì ed ora ma può fare anche delle escursioni nel passato (vedi i flashback), la direzione del nostro sguardo viene orientata dal regista sia alla gestalten nella sua interezza sia al dettaglio analitico.
7 BIBLIOGRAFIA
C. G. Jung, Psicologia e alchimia, Boringhieri, Torino, 1944
C. G. Jung, Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Boringhieri, Torino, 1911
Carol S. Pearson, Risvegliare l’eroe dentro di noi, Astrolabio, 1991.
Claudio Risè, Diventa te stesso, Edizioni Red, Novara, 1995.
A cura di Giuseppe Zanetto, Inni Omerici, Casa ed. Bur, Milano, 1996.
Jean-Marie Robine, Il rivelarsi del sè nel contatto, studi di psicoterapia della Gestalt, Casa ed. Franco Angeli, 1977.
Jean S. Bolen, Gli dei dentro l’uomo, una nuova psicologia dell’uomo, Astrolabio, 1989.
Serge e Anne Ginger, La Gestalt, Terapia del contatto emotivo, Edizioni Mediterranee, Roma,1990.