Negli ultimi anni si sta sviluppando un vivace dibattito riguardo il mondo virtuale e come questo influisca negli adolescenti occidentali. Essi infatti sono tra i maggiori fruitori dei prodotti tecnologi. Inoltre di grande interesse è la ricerca che mira a comprendere i punti di relazione esistenti tra i diversi tipi di attaccamento e la diversa modalità con cui gli adolescenti fruiscono dei supporti tecnologici. In questo lavoro viene proposto un possibile metodo di indagine e valutazione in ambito adolescenziale, affiancando la tecnica dell’intervista clinica semi-strutturata per la valutazione delle configurazioni di attaccamento in adolescenza, ad una batteria di strumenti self-report individuati per la misurazione delle dipendenze da cellulare, da internet, dai social network e della qualità delle relazioni familiari.
Indice Generale
I parte:presentazione del lavoro e degli strumenti utilizzati
1. Introduzione pag 1
2. Gli strumenti di misurazione dei costrutti pag 4
2.1. Intervista sull’Attaccamento in età di Latenza – IAL
2.2. Mobile Phone Involvment Questionnaire – MPIQ
2.3. Shorter Promise Questionnaire- SPQ
2.4. The Bergen Facebook Addiction Scale – BFAS
2.5. Apertura e aprirsi on-line
2.6. Inventory of Parent and Peer Attachment – I.P.P.A.
2.7. Symptom Checklist 90 – SCL-90
2.8. Ca-Mir
2.9. Differenziale semantico nella famiglia
II parte: svolgimento del lavoro e somministrazione degli strumenti
3. La somministrazione degli strumenti pag 19
4. La codifica degli strumenti pag 22
4.1 La codifica della IAL: considerazioni sui risultati
4.2 La codifica dei questionari self report
4.2.1 Risultati al test uso e abuso del cellulare (MPIQ) e internet (SPQ)
4.2.2 Risultati al test uso e abuso da facebook (BFAS)
4.2.3 Considerazioni e comparazione dei risultati sulle internet addiction
4.2.4 Risultati al test aprirsi on-line
4.2.5 Risultati dell’Inventory of Parent and Peer Attachment (I.P.P.A., Armsden e Greenberg, 1989)
4.2.6 Risultati al self report SCL-R 90
4.2.7 La codifica del CA-MIR
4.2.8 La codifica del differenziale semantico
III parte: considerazioni finali e testi di riferimento
5. Conclusioni pag 41
I parte
1.Introduzione
Negli ultimi anni si sta sviluppando un vivace dibattito riguardo il mondo virtuale e come questo influisca negli adolescenti occidentali. Essi infatti sono tra i maggiori fruitori dei prodotti tecnologi. Inoltre di grande interesse è la ricerca che mira a comprendere i punti di relazione esistenti tra i diversi tipi di attaccamento e la diversa modalità con cui gli adolescenti fruiscono dei supporti tecnologici. In questo lavoro viene proposto un possibile metodo di indagine e valutazione in ambito adolescenziale, affiancando la tecnica dell’intervista clinica semi-strutturata per la valutazione delle configurazioni di attaccamento in adolescenza, ad una batteria di strumenti self-report individuati per la misurazione delle dipendenze da cellulare, da internet, dai social network e della qualità delle relazioni familiari.
Uno degli strumenti utilizzati nella nostra ricerca è la IAL, un intervista semi strutturata che ha il suo fondamento nella teoria dell’attaccamento di Bowlby (Bowlby, 1969).
Secondo tale teoria esisterebbe una complementarità adattiva tra i comportamenti di cura dei caregivers primari e i comportamenti di attaccamento del bambino.
D’altro canto, la carenza di figure di attaccamento sensibili, costanti e supportive, è stato enucleato
come uno dei principali antecedenti allo sviluppo di psicopatologia in età adulta.
Con riferimento alle dipendenze patologiche è stato notato in particolare come l’indipendenza autentica poggia sulla capacità di dipendere da altre persone, e di permettere ad altre persone di dipendere da noi. Questa capacità si acquisisce a partire dai primi anni di vita proprio mediante la formazione di uno stile di attaccamento sicuro. Viceversa, la ricerca disperata di un altro “virtuale”, vissuto come regolatore unico degli stati del Sé, implica di fatto la fuga dall’altro “reale”, che viene vissuto piuttosto come minaccia alla propria integrità.
Da qualche anno si stanno approfondendo i possibili correlati tra assenza di base sicura e comportamenti di dipendenza patologica da alcol, sostanze stupefacenti, gioco e, dalle varie forme di relazionalità “virtuale” resa possibile dai più recenti sviluppi delle tecnologie telematiche (Cantelmi, 1998).
In questo contesto sono stati sviluppati numerosi studi sperimentali volti a testare la possibilità di valutare la dipendenza patologica attraverso l’utilizzo di strumenti di indagine self-report testati su campioni di grandi dimensioni (Young, 1998). L’assunto di partenza di molte tra le più recenti ricerche di questo tipo è quello di andare a valutare più che l’esistenza di una eventuale polarità dipendenza-indipendenza, il possibile squilibrio tra dipendenze sane e dipendenze patologiche, definendo patologiche le forme «non negoziabili» di dipendenza o le pretese, eccessive e illusorie, d’indipendenza (Lingiardi, 2005).
I legami di attaccamento in età adolescenziale, e i relativi modelli operativi interni che emergono come risultato dell’interiorizzazione dei diversi aspetti dell’esperienza relazionale primaria, vengono prevalentemente indagati per mezzo sia di interviste strutturate e che di questionari self-report. Per “dipendenza telematica” si intende la dipendenza da prodotti hi-tech che possono dare luogo a scambi e relazioni virtuali: telefono, cellulare, social network, posta elettronica.
E’ stata messa in luce la centralità del costrutto di modello operativo interno al fine di comprendere sia la diversa articolazione che le strategie dell’attaccamento assumono nei diversi individui, sia gli sviluppi ai quali esse vanno incontro all’interno di uno stesso individuo nel corso del tempo (Baldoni 2007).
Alcune ricerche hanno evidenziato anche come le qualità delle relazioni e dei legami intersoggettivi nella famiglia si presentino nella realtà ad un livello di complessità ed articolazione tali da rendere necessario un approccio multidimensionale nella valutazione dei costrutti (Mazzoni, Tafà, 2007). Del resto, gli stessi strumenti per la valutazione dell’attaccamento in soggetti adulti non si limitano a valutare la rielaborazione delle esperienze infantili di rapporto con i genitori, ma adattano il proprio oggetto di indagine all’esplorazione di una più ampia gamma di stati mentali nell’ambito delle relazioni interpersonali, fino a ricomprendervi i sentimenti attuali verso le relazioni intime (Barone & Del Corno, 2007).
Sia il costrutto dell’attaccamento in età adulta che quello relativo alla dipendenza dalla tecnologia telematica, sono dunque di natura complessa e richiedono per loro natura metodi di indagine multidimensionale che integrino approcci metodologici diversi.
Lo studio della comparabilità dei dati ottenuti attraverso le diverse metodiche di valutazione dell’attaccamento, e in particolare sulla validità convergente degli strumenti, risulta del resto uno dei campi di particolare interesse per chi si occupa di ricerca in ambito statistico e psicologico (Ortu F., Speranza A.M. et al., 2001). Proprio da queste ricerche è emerso infatti abbastanza chiaramente come i diversi metodi di rilevazione misurano in realtà aspetti e dimensioni specifiche e non omogenee dello stesso costrutto. Traendo spunto da queste considerazioni, e partendo dall’assunto che la dipendenza patologica da relazioni virtuali possa in qualche modo essere ricondotta ad interferenze nella strutturazione di solidi legami di attaccamento durante l’infanzia, si sono voluti approfondire i possibili correlati tra lo stile di attaccamento e la dipendenza telematica in adolescenza. Il lavoro si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca messo in campo dal dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica “La Sapienza” di Roma, e coordinato dalla dott.ssa Barbara Volpi (2013), dove la verifica della validità di detta ipotesi viene operazionalizzata attraverso l’ausilio di un set diversificato di strumenti self-report per la misurazione delle dipendenze da cellulare, internet e social network,della qualità delle relazioni familiari e della possibile insorgenza di sintomatologia, in combinazione con l’intervista sull’attaccamento in età di latenza IAL (Ammaniti, 1990).
In particolare, si è voluta qui sperimentare la tenuta della metodologia della ricerca, ed in particolare l’eventuale presenza di criticità nella somministrazione degli strumenti, attraverso la sua applicazione ad un singolo caso normativo di una adolescente di 16 anni, che frequenta il terzo anno delle scuole superiori, e vive in un contesto socio-economico medio in una grande città italiana.
2.Gli strumenti di misurazione dei costrutti
Gli strumenti di indagine utilizzati nella misurazione dei costrutti dell’attaccamento e della dipendenza telematica si articolano in:
1.Intervista sull’Attaccamento in età di Latenza – IAL (Ammaniti et al., 1990, 1992)
2.Mobile Phone Involvment Questionnaire – MPIQ (Walsh et al. 2010);
- Shorter Promise Questionnaire- SPQ (Cristo, 2003, Baiocco et al., 2006, 2009);
4.The Bergen Facebook Addiction Scale – BFAS (Andreassen et al., 2012);
- Apertura e aprirsi on-line (Schouten et al., 2007);
6.Inventory of Parent and Peer Attachment – I.P.P.A. (Armsden & Greenberg, 1987);
7.Symptom Checklist 90 – SCL-90 (Derogatis et al. 1973, 1976);
8.Ca-Mir (Molina, Pierrehumbert et al., 2007);
- Differenziale semantico nella famiglia (Osgood, Suci eTannebaum, 1957).
2.1. Intervista sull’Attaccamento in età di latenza
L’Intervista sull’attaccamento in età di Latenza I.A.L. introdotta da Ammaniti (1990, 1992), è una versione dell’Adult Attacment Interview A.A.I. (George, Kaplan e Main, 1985) adattata a soggetti
adolescenti. Come anche l’A.A.I., si tratta di un’intervista semi-strutturata della durata di circa un’ora, che ha come obiettivo quello di valutare l’esperienza soggettiva e l’attuale stato mentale dell’adolescente riguardo alle sue esperienze relazionali infantili. Attraverso delle domande il ragazzo viene invitto a descrivere le sue relazioni con le figure parentali, partendo dai ricordi più lontani. La struttura e la sequenza delle domande ripropongono in linea generale quelle della A.A.I., ma il linguaggio è semplificato e adattato all’età, mentre alcune domande sono state eliminate perché non utilizzabili con soggetti di questa età. Ad esempio sono state eliminate le domande sui figli, come la preoccupazioni per il futuro, per la separazione etc., e sono state inserite nuove domande relative alle relazioni con i pari, come ad esempio “hai un amico a cui tieni particolarmente?”, “puoi descrivere il rapporto con lui?”. Alcune domande riguardano poi i desideri e i progetti sul futuro “pensi che ti sposerai da grande?”, “Avrai dei bambini?”.
Si tratta in tutto di 34 domande poste in sequenza prefissata. Il protocollo si apre con un invito a descrivere in generale il rapporto con i genitori nell’infanzia, al quale fa seguito la richiesta di cinque aggettivi che descrivano la relazione con ciascun genitore; per ciascuno dei cinque aggettivi vengono quindi richiesti al ragazzo ricordi di episodi specifici, che ne giustifichino la scelta. Questo processo viene reiterato più volte, prima per la madre e poi per il padre e per ogni altra figura di attaccamento significativa. Seguono quindi una serie di domande finalizzate ad esplorare a quale dei due genitori il ragazzo si sentiva più vicino, cosa faceva e a chi si rivolgeva quando era turbato. Il protocollo dell’intervista IAL, pur richiamando le caratteristiche proprie di un’intervista strutturata, costituite essenzialmente da una sequenza di domande con ordine prefissato, fa emergere alcune caratteristiche tipiche dell’intervista di tipo clinico: l’intervistatore è infatti chiamato a entrare in relazione con il soggetto, cercando di comprendere il significato della narrazione, ad utilizzare uno stile naturale ed empatico.
Al ragazzo viene inoltre chiesto a chi si rivolgeva e cosa faceva quando era emotivamente o fisicamente ferito o malato, e le reazioni dei genitori di fronte alle sue richieste di cura e di conforto; al ragazzo viene quindi richiesto di descrivere la sua prima separazione dai genitori, eventuali vissuti di rifiuto e le minacce relative alla disciplina. Seguono infine una serie di domande finalizzate ad esplorare in quale modo il ragazzo ritiene che queste esperienze abbiano influenzato la sua personalità di adulto, perchè pensa che i genitori si siano comportati così come hanno fatto durante la sua infanzia, se ha fatto esperienze di perdita di persone affettivamente significative nell’infanzia o anche di recente, quali sono le caratteristiche del rapporto attuale con i genitori e come questo sia cambiato nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Il sistema di codifica dell’intervista rimane lo stesso dell’AAI riproponendo le categorie principali dell’attaccamento: Sicuro/Autonomo; Distanziante/Svalutante; Preoccupato/Invischiato; Irrisolto/Disorganizzato.
In particolare, la codifica avviene attraverso due livelli fondamentali di analisi, che permettono di valutare:
- La coerenza complessiva del discorso, che viene operazionalizzata sulla base delle quattro massime di H. P. Grice (1975) sul “Principio Cooperativo”: qualità, quantità, relazione-rilevanza e modo;
- La coerenza globale della mente, che viene rilevata attraverso la valutazione delle caratteristiche di organizzazione, completezza e chiarezza dei ricordi presentati, dalla consapevolezza realistica rispetto alla qualità delle cure ricevute e degli effetti che ne sono derivati, e dalla non-contraddizione tra le varie parti del discorso.
Le scale di valutazione alle quali il codificatore deve assegnare un punteggio da 1 a 9, sono di due tipi:
1.Scale dell’esperienza soggettiva, che sono finalizzate alla valutazione dei contenuti espressi dal soggetto al fine di ricostruire la sua storia di vita e le sue esperienze di attaccamento, prestando una particolare attenzione all’atteggiamento dei genitori nel corso della sua infanzia. Si tratta in particolare di 5 scale: comportamento amorevole, rifiuto, coinvolgimento/inversione di ruolo, trascuratezza e spinta al successo.
- Scale dello stato della mente, che sono le più importanti al fine della classificazione finale, e hanno l’obiettivo di valutare alcune caratteristiche distintive dello stato attuale della mente del soggetto in relazione alle sue esperienze di attaccamento. Le scale dello stato della mente sono 9: coerenza della trascrizione, idealizzazione dei genitori, insistenza sull’incapacità di ricordare l’infanzia, rabbia coinvolta/coinvolgente, passività del discorso, paura ingiustificata della perdita di un figlio, distanziamento attivo e svalutazione sprezzante dell’attaccamento, processi meta cognitivi e coerenza globale della mente. Il punteggio assegnato a ciascuna scala, sebbene indicativo di specifici pattern di attaccamento, non è tuttavia sufficiente per stabilire la classificazione finale. Risulta infatti indispensabile individuare l’organizzazione complessiva del discorso del soggetto attraverso una valutazione globale dell’intervista. Per garantire un corretto utilizzo e una corretta codifica dell’intervista è assolutamente necessario un approfondito training specialistico, oltre ad una buona esperienza di analisi e classificazione delle trascrizioni. Le categorie alle quali è possibile pervenire attraverso la codifica della IAL (e dell’AAI) sono le seguenti:
- Attaccamento autonomo o sicuro. I soggetti vengono classificati come Autonomi o Sicuri (categoria F -Free) quando presentano una esposizione coerente rispetto alle aree oggetto di indagine. E’ prevista una articolazione di questa categoria in cinque sottopattern che si dispongono lungo un continuum che muove dai soggetti classificati F1 e F2 (che presentano alcune caratteristiche in comune con i soggetti Distanzianti), ai soggetti classificati F3 (che sono considerati il prototipo degli individui sicuri), fino a giungere ai soggetti classificati F4 e F5 (che si spostano verso le modalità di organizzazione dei soggetti coinvolti).
- Attaccamento distanziante. L’elemento comune dei soggetti che vengono considerati Distanzianti (categoria Ds – Dismissing) è rappresentato da una particolare organizzazione di pensiero che permette loro di tenere il sistema dell’attaccamento relativamente disattivato e scollegato dall’esperienza di vita attuale. Questa categoria si articola nei quattro seguenti sottopattern: Ds1 – Distanzianti l’attaccamento; Ds2 – Svalutanti l’attaccamento; Ds3 – Limitati nel sentimento e Ds4 – al quale nell’AAI vengono assegnati gli individui che esprimono una paura immotivata per la morte del loro figlio.
- Attaccamento coinvolto. I soggetti vengono classificati Coinvolti (categoria E – Entangled o Preoccupied) se manifestano un coinvolgimento confuso, passivo o arrabbiato rispetto alle figure di attaccamento, dal quale è possibile evincere la presenza di un invischiamento nell’ambito delle relazioni familiari che continua ad agire sul loro attuale stato mentale. La categoria E si articola nei tre seguenti sotto-pattern: E1 – “Passivi”, che presentano un’elevata passività del discorso che rende particolarmente confusa la narrazione delle esperienze infantili; E2 -“Arrabbiati” o “in conflitto”, che esprimono rabbia e coinvolgimento relativamente a uno o a entrambi i genitori; E3 – “Coinvolti e spaventati da eventi traumatici”, che riferiscono esperienze traumatiche e di paura collegate all’attaccamento, che continuano a sopraffare i loro processi mentali.
- Attaccamento con lutti o traumi non risolti. I soggetti assegnati a questa categoria si caratterizzano per la presenza di un lutto o di un trauma non risolto relativamente al quale lo stato mentale del soggetto appare disorganizzato o disorientato. Questa categoria non rappresenta una vera e propria forma di organizzazione mentale complessiva rispetto all’attaccamento, ma si sovrappone alle precedenti. Gli indizi che possono portare a questa classificazione sono rappresentati per esempio dalla convinzione del soggetto che la persona scomparsa sia ancora viva o da un atteggiamento di incredulità rispetto alla sua scomparsa, confusioni tra sé e la persona scomparsa, oppure disorientamento e confusione rispetto agli aspetti temporali.
- Attaccamento inclassificabile. L’intervista viene considerata inclassificabile quando il soggetto manifesta una mescolanza di stati mentali incompatibili fra di loro, che non consente di assegnare il suo stato mentale a nessuna delle tre categorie principali. Si tratta tuttavia di una categoria scarsamente riscontrabile nei soggetti appartenenti alla popolazione normale. Le ricerche relative alle proprietà psicometriche della IAL hanno in genere rilevato livelli adeguati di attendibilità e validità dello strumento (Ammaniti, 2000).
2.2 Mobile phone involvment questionnaire – MPIQ
Il MPIQ di Walsh e collaboratori (2010) è uno strumento di misura delle associazioni cognitive e comportamentali dei soggetti in relazione a loro telefono cellulare. Il questionario si sviluppa in 8- item che si basano su comportamenti di dipendenza individuati da Brown (1993, 1997). Le descrizioni del comportamento con il cellulare vengono valutati dal soggetto intervistato su una scala di 7 punti Likert, da 1 (per niente d’accordo) a 7 (molto d’accordo ). Esempi di item sono “Mi capita spesso di pensare al mio cellulare quando non lo uso”, “Alcune persone hanno avuto da discutere a causa del mio uso del telefono cellulare”, e “perdo traccia di quanto sto usando il mio cellulare”. La codifica della versione originale dello strumento conduce a valutare ciascuno i seguenti sintomi:
- Salience (Salienza): a. l’attività cognitiva domina il pensiero della persona; b. l’attività comportamentale domina la vita della persona.
- Conflict (Conflitto): a. l’attività porta al conflitto con altre persone; b. conflitti con altri aspetti della vita della persona.
- Relief/euphoria (Sollievo/Euforia): emozioni positive risultanti dall’esercizio di una attività.
- Loss of control/ tolerance (Perdita di controllo/tolleranza): la persona perde il controllo di del comportamento
- Withdrawal (Ritiro): vengono esperite emozioni sgradevoli di astinenza durante l’attività.
- Relapse and reinstatement (Ricaduta e Ripristino): l’attività viene ripresa successivamente ad una interruzione.
Nella versione italiana denominata “Uso e abuso del telefono cellulare”, la codifica porta all’individuazione di un punteggio globale su di un’unica scala denominata “abuso del cellulare”, ottenuta sommando e facendo la media degli item, con un livello di affidabilità moderato (α = .80). Nel nostro lavoro la somministrazione del questionario MPIQ viene affiancata alla valutazione di un secondo questionario denominato “utlizzo del cellulare durante la notte”, composto da quattro domande che indagano sulla modalità di utilizzo notturna del cellulare (risposta dicotomica Si/No); sui tempi e l’orario di utilizzo.
2.3 shorter promise questionnaire- SPQ
Lo Shorter Promis Questionnaire (Cristo et al., 2003) è stato ideato con l’obiettivo di valutare un ampio numero di dipendenze che vanno dalle classiche forme di dipendenza da sostanze che le nuove dipendenze comportamentali. La versione italiana dello strumento (Baiocco et.al. 2006, 2009) è stata adattata in modo specifico agli adolescenti ed ha evidenziato ottime qualità psicometriche. In tale adattamento oltre alle 16 dipendenze della versione inglese sono state aggiunte le seguenti scale: dipendenza da internet, videogiochi e cellulare. La versione utilizzata in questo lavoro, denominata “Uso e abuso di internet”, si compone in particolare di tre sezioni: in una prima sezione si indaga la qualità dell’eventuale connessione internet; in una seconda sezione vengono poste 8 affermazioni sulla modalità di utilizzo della connessione internet per ciascuna delle quali il soggetto intervistato deve valutare su di una scala Likert da 1 a 7 se si trova in disaccordo (1) o in assoluto accordo (7). Nella terza sezione viene chiesto all’intervistato di dichiarare la frequenza con cui si è sentito solo/isolato, su una scala a 4 punti (da mai a sempre). La codifica del questionario SPQ porta alla formulazione di due punteggi globali: isolamento e dipendenza da internet.
2.4 Bergen facebook addiction scale – BFAS
Il questionario BFAS di Andreassen e collaboratori (2012) si compone di 18 affermazioni volte a valutare le modalità di utilizzo e l’eventuale dipendenza da Facebook. Con riferimento a ciascuna affermazione è richiesto al il soggetto intervistato di indicare la frequenza con cui questa si presenta nella sua vita quotidiana, facendo uso a tale scopo di Likert a 5 punti, da molto raramente (1) a molto spesso (5). Nella sua versione originaria il questionario è stato somministrato a 423 studenti assieme a diversi altri self-report (Addictive Tendencies Scale, Online Sociability Scale, Facebook Attitude Scale, NEO-FFI, BIS/BAS scales, e Sleep questions). Si è visto così che i punteggi di questo strumento convergono con i punteggi di altre scale di attività su Facebook. Si è vista anche una correlazione positiva con le dimensioni Nevroticismo e Estroversione, e negativa con Coscienziosità. Punteggi elevati su questa scala sono inoltre stati associati ai ritardi nei tempi di andare a dormire. La versione italiana dello strumento prevede la codifica dei punteggi in 6 scale: Salience, Tolerance, Mood modification, Relapse, Withdrawal, Conflict. Per una specifica del significato di ciascuna di queste singole scale si rimanda a quanto già esposto nel precedente paragrafo 2.2 sul questionario self-report MIPQ.
2.5 Apertura e aprirsi on-line
Il questionario di Schouten e collaboratori (2007) indaga le aree che vengono maggiormente trattate nella comunicazione tra adolescenti per mezzo dei social network. La versione italiana del questionario si compone di due sezioni. In una prima sezione viene chiesto al soggetto intervistato di indicare su di una scala Likert a 5 punti, da 1 (per niente) a 5 (moltissimo) quanto frequentemente comunica coi suoi interlocutori virtuali su di una serie di argomenti che vanno dai sentimenti personali, alle cose che lo spaventano, i segreti, lo stato sentimentale, il sesso, i vissuti di vergogna e colpa. In una seconda sezione del questionario vengono poste un set di domande sull’eventuale modalità di utilizzo di telefono, internet, facebook da parte dei genitori del soggetto intervistato. La codifica della versione italiana dello strumento prevede la valutazione della scala di apertura on-line che va da un minimo di 7 ad un massimo di 49 punti.
2.6 Inventory of parent and peer attachment – I.P.P.A.
L’Inventory of Parent and Peer Attachment (I.P.P.A) è stato ideato di Armsden e Greenberg (1987) ed è un questionario volto ad indagare la qualità delle relazioni da parte degli adolescenti (12-19 anni) verso i genitori e i pari. Concepito inizialmente per essere somministrato a soggetti in tarda adolescenza, è stato utilizzato anche con preadolescenti senza che fossero evidenziate particolari evidenze sul piano statistico (Valenti, 2005). Si tratta di un questionario suddiviso in tre sezioni di 25-28 item che intendono misurare il livello di fiducia del soggetto nei confronti rispettivamente dei propri genitori e del gruppo dei pari, valutando anche la qualità della comunicazione e il livello di alienazione percepito nella relazione. I punteggi sono riportati su scala Likert da 1 a 5, dove i valori più elevati evidenzierebbero un attaccamento sicuro. Nella sua versione originaria, i punteggi ottenuti sono ricondotti a 3 dimensioni fondamentali: Fiducia; Comunicazione; Alienazione. Il primo costrutto si riferisce al grado di fiducia reciproca tra il soggetto e le figure di riferimento in relazione all’esperienza di sentirsi da loro accettato (ad esempio “mia madre rispetta i miei sentimenti”). Il costrutto della comunicazione si riferisce alla qualità della comunicazione instaurata tra il soggetto e le figure di attaccamento (ad esempio “mi piace conoscere il punto di vista di mio padre sulle cose che mi riguardano”). Il costrutto di alienazione si riferisce al grado di rabbia e isolamento nelle relazioni di attaccamento (ad esempio “mia madre si aspetta troppo da me”).
I dati di codifica rendono infine possibile la misurazione di un ulteriore punteggio globale che misura il possibile livello di alta/bassa sicurezza dello stato generale dell’attaccamento. Ad esso si giunge sommando i punteggi ottenuti nelle scale di fiducia e della comunicazione e sottraendo il punteggio ottenuto sulla scala della alienazione, giungendo così ad un unico indice di “sicurezza dell’attaccamento”. Nonostante la misurazione dei 3 costrutti venga quindi utilizzata nella valutazione della sicurezza dell’attaccamento, va tenuto comunque presente che il questionario non valuta i pattern di attaccamento quanto invece i sentimenti di sicurezza presenti negli adolescenti nella loro relazione con i genitori e gli amici. Utilizzando questo strumento Nickerson e Nagle (2005) hanno studiato l’attaccamento nei confronti dei genitori e dei pari, evidenziando che i preadolescenti, se confrontati con i bambini in tarda fanciullezza, riportano livelli di fiducia più bassi verso i propri genitori e un maggiore conforto nel rapporto con i coetanei. Nonostante questo, i genitori sembrano continuare a svolgere un importante ruolo di base sicura nei confronti dei comportamenti di esplorazione. La traduzione italiana è stata realizzata da San Martini, Ronconi e Zavattini (2009) che, nella loro ricerca, effettuata su un campione di 400 soggetti dai 13 ai 18 anni, non hanno rilevato le dimensioni ricavate dagli autori con la versione originaria dello strumento. E’ emerso invece un unico fattore che spiegherebbe il 40% della varianza. I dati italiani sostengono quindi l’utilità dell’IPPA per l’individuazione di un punteggio complessivo di sicurezza dell’attaccamento, ma non ne confermano l’utilità per la valutazione degli stili di attaccamento in base alle tre dimensioni.
2.7 Symptom checklist 90 – scl-90
L’SCL-90, è un self-report composto da 90 item che individua la presenza di sintomi psicologici ad ampio spettro. Gli item riguardano alcuni disturbi eventualmente provati dal soggetto, durante l’ultima settimana. La valutazione da parte del soggetto viene espressa su una scala Likert a 5 punti, da 0 (per niente) a 4 (moltissimo). I risultati ci permettono di individuare nove dimensioni sintomatologiche e, per ognuna di esse, il punteggio relativo è calcolato come medie delle domande con risposta del test. In generale, vengono presi in considerazione i punteggi medi uguali o maggiori di 1. La codifica dei risultati tiene conto anche dell’osservazione clinica del soggetto: in particolare, tutti i punteggi inferiori a 1 sono da considerare indici di una buona salute psicologica, da 1 a 2 vanno letti in relazione alla storia del soggetto ma non sono indice di un malfunzionamento, uguali o maggiori di 3 sono indicativi di un disturbo.
Si calcola, quindi, un Indice Globale (GSI, Global Score Index) come punteggio medio di tutte le domande con risposta del test. Le nove dimensione sintomatologiche indagate sono:
- Somatizzazione (SOM): Riflette disturbi che sorgono dalla percezione di disfunzioni corporee (Item 1, 4 ,12 ,27 ,40 ,42 ,48 ,49 ,52 ,53 ,56 ,58);
- Ossessione (O-C): Indaga la presenza di pensieri, impulsi e azioni sperimentati come incoercibili e non voluti dal soggetto (Item 3, 9, 10, 28, 28, 45, 46, 51, 55,65);
- Sensibilità interpersonale (INT): indaga sui sentimenti di inadeguatezza e inferiorità nei confronti delle altre persone (Item 6, 21, 34, 36, 37, 41, 61, 69, 73);
- Depressione (DEP): Riassume un ampio spettro di sintomi concomitanti ad una sindrome depressiva (Item 5, 14, 15, 20, 22, 26, 29, 30, 31, 32, 54, 71, 79);
- Ansia (ANX): Indaga l’insieme di sintomi e comportamenti correlati all’ansia manifesta (Item 2, 17, 23, 33, 39, 57, 72, 78, 80, 86);
- Ostilità (HOS): include pensieri, sentimenti e azioni caratteristici di uno stato di rabbia, irritabilità e risentimento (Item 11, 24, 63, 67, 74, 81);
- Ansia fobica (PHOB): consiste in una persistente risposta di paura irrazionale e non proporzionata nei confronti di persone, luoghi ed occasioni specifici che conduce a comportamenti di evitamento/fuga (Item 13, 25, 47, 50, 70, 75,82);
- Psicoticismo (PSY): si tratta di una dimensione continua dell’esperienza umana caratterizzata da ritiro, isolamento e stile di vita schizoide (Item 7, 16, 35,62, 77, 84, 85,87, 88, 90)
- Ideazione paranoide (PAR): equivale ad un disturbo del pensiero caratterizzato da sospetto, paura di perdita di autonomia e ostilità (Item 8, 18, 43, 68, 76, 83)
2.8 CA-MIR
Il Ca-Mir è uno strumento sviluppato da Pierrehumbert e dai suoi collaboratori (Pierrehumbert et al., 1996) nell’ambito del filone di ricerca sulle rappresentazioni generali dell’attaccamento. Si tratta di un questionario autosomministrato in formato Q-sort che si propone di valutare aspetti diversi del costrutto dell’attaccamento adulto, esplorando a tal fine sia le sue relazioni di attaccamento del soggetto durante l’infanzia sia le caratteristiche del sistema di scambio interpersonale nel suo ambiente familiare attuale. La procedura di analisi del Ca-Mir permette così di descrivere i modelli individuali di relazione descritti da Bowlby (1969) con il termine di modelli operativi interni, ricorrendo alla nozione di strategie di attaccamento primaria e secondaria. La strategia primaria consisterebbe in un modello equilibrato di attivazione e disattivazione delle emozioni relative al sistema dell’attaccamento: essa è considerata caratteristica del prototipo di attaccamento sicuro. La strategia secondaria avrebbe invece un carattere bipolare: essa verrebbe a coincidere in un caso con una strategia di disattivazione prematura delle emozioni (che è propria del prototipo di attaccamento distaccato), e nell’altro caso ad una strategia di iperattivazione emotiva (che è propria del prototipo di attaccamento preoccupato). Un aspetto interessante della procedura di analisi del Ca-Mir è rappresentata dal fatto che essa contempla la possibilità che un medesimo individuo sia contemporaneamente distaccato e preoccupato. Questa possibilità sfugge invece all’approccio tradizionale, che descrive modalità esclusive di attaccamento (Pierrehumbert et al., 1996). Gli item del questionario risultano definiti in modo da coprire quattro livelli di realtà:
- il presente: domande relative alla famiglia attuale;
- il passato: domande destinate a cogliere elementi dell’esperienza passata con i due genitori, o con uno dei due in modo più particolare);
- lo “state of mind” : domande concernenti la valutazione attuale nei confronti del coinvolgimento con i genitori e intese ad esplorare il livello di elaborazione più che specifici ricordi o l’esperienza reale;
- le generalizzazioni: rappresentazioni generalizzate e semantiche della genitorialità, dei bisogni emotivi dei bambini e degli adulti.
Il Ca-Mir si compone di 72 item, raggruppati in 13 scale. Le scale A, B e C, interferenza dei genitori, preoccupazione familiare, rancore per l’esperienza infantile, contengono item caratteristici di uno stile relazionale preoccupato; le scale D, E ed F, supporto dei genitori, supporto familiare, riconoscimento del sostegno, contengono item caratteristici di uno stile relazionale sicuro; le scale G, H e I, indisponibilità dei genitori, distanza familiare, rancore per il rifiuto, contengono item caratteristici di uno stile relazionale distaccato; le scale J e K, traumatismo da parte dei genitori e blocco dei ricordi, raccolgono gli item relativi alla mancata risoluzione dei conflitti; le scale L ed M, dismissioni del ruolo da parte dei genitori e valorizzazione della gerarchia, contengono infine item relativi alle rappresentazioni generalizzate delle relazioni familiari. Quella proposta in questo lavoro è la traduzione italiana del Ca-Mir a cura di Molina e collaboratori (Molina, Critelli, Pierrehumbert, 2007). La complessità della struttura teorica dello strumento, che rappresenta uno dei suoi maggiori pregi, ha reso la validazione empirica e la costruzione dei punteggi particolarmente complessa. Generalmente, la somministrazione del Ca-Mir avviene in due fasi: prima in formato Likert e quindi in formato Q-sort. Sebbene l’utilizzo del formato Q-sort costituisca uno dei punti di forza di questo strumento, in quanto permette di controllare alcuni effetti relativi alla desiderabilità sociale legata alle risposte e allo stile individuale di risposta, in questo lavoro non si ripercorre, per motivi di ordine pratico, questa fase.
2.9 Differenziale semantico nella famiglia
Il Differenziale Semantico di Osgood e collaboratori (1957) è un metodo di misura degli atteggiamenti che prevede la formulazione di scale semantiche basate su aggettivi bipolari a cui sono attribuiti dei valori utili alla misurazione del posizionamento individuale e che nella maggiore parte dei casi esprimono anche valori negativi. Il Differenziale Semantico consente di valutare la misura del significato affettivo, evocato da una parola stimolo fornita dal soggetto, su una serie di aggettivi bipolari, ossia comprendenti significati opposti, lungo una scala con una gradazione di 5 punti. In particolare i punti 5, 4 ed 1,2 indicano sbilanciamento rispettivamente verso la polarità positiva e negativa dell’aggettivo qualificatore, mentre il punto 3 indica neutralità. Il differenziale semantico è stato impiegato nell’analisi della rappresentazione della coppia genitoriale in adolescenza (Tambelli R., Zavattini G, Volpi B., 2001). L’analisi ha portato ad individuare 4 fattori:
- “stabilità della coppia” che raggruppava gli aggettivi (unita/non unita, sicura/non sicura, affettuosa/non affettuosa, responsabile/irresponsabile, intollerante/tollerante, felice/non felice, che è a suo agio/che non è a suo agio, coinvolta/non coinvolta, che si preoccupa che non si preoccupa, comprensiva/non comprensiva, riflessiva/non riflessiva) che configuravano una dimensione legata alla sicurezza, considerata da Bowlby (1969) una delle componenti principali alla base del sistema motivazionale dell’attaccamento;
- “attività della coppia” (triste/allegra, povera di iniziativa/piena di iniziative, che trascura/che non trascura, passiva/attiva) ;
- “flessibilità della coppia” (che lascia fare/che non lascia fare, calma/agitata)
- “sollecitazione della coppia” (esigente/non esigente, che non si accontenta/che si accontenta, che non accetta l’altro/che accetta l’altro).
II parte
- La somministrazione degli strumenti
Gli strumenti analizzati nel precedente paragrafo 2 sono stati somministrati in via sperimentale ad una ragazza adolescente di 16 anni che frequenta il terzo anno delle scuole superiori. Considerata la minore età della ragazza, il primo contatto è stato preceduto da un colloquio preliminare con la madre, cui sono stati indicati in maniera chiara gli obiettivi della ricerca, la modalità di svolgimento dell’intervista I.A.L. e di somministrazione dei questionari self-report. Ottenuta dalla madre l’autorizzazione informale ad intraprendere il lavoro, le è stato chiesto di chiedere la disponibilità della ragazza. Nel contatto telefonico con la ragazza le ho parlato dei tempi e delle modalità di svolgimento della ricerca. Durante la conversazione la ragazza pur non conoscendomi direttamente si è subito mostrata aperta, disponibile e curiosa. L’incontro con la ragazza avviene di mercoledì, nel primo pomeriggio. La raggiungo nella sua abitazione, una bella villetta alla periferia della città. E’ lei che viene ad aprirmi la porta e si presenta per prima. Si tratta di una ragazza gradevole, di bell’aspetto, curata, estroversa e sorridente. Essendoci le due sorelline e la tata in casa mi invita ad andare nella sua stanza, prende una sedia anche per me e ci sediamo sulla sua scrivania. Dopo aver parlato un po’ e dopo averla rassicurata sul rispetto della privacy, le ho somministrato i questionari, dopo averli sommariamente descritti e aver spiegato la modalità di compilazione, ho lasciato la ragazza svolgere il compito in maniera serena, ribadendole nello stesso tempo la mia disponibilità ad essere chiamata per chiarire ogni eventuale dubbio qualora ne avesse ravvisato il bisogno. La ragazza mi ha riconsegnato dopo 36 minuti i questionari compilati. Quando mi restituisce i questionari faccio una veloce rassegna e noto subito la mancata compilazione della sfera legata al padre, le chiedo qualche chiarimento e la ragazza mi dice che il padre è deceduto quando lei era ancora piccola. Continuando nella rassegna noto la mancata compilazione a 1 domanda, la 5 dell’I.P.P.A. in cui veniva chiesto di indicare quanto le affermazioni fossero vere (1mai vero, 5 sempre vero), in particolare nella 5 l’affermazione era – devo contare su me stessa quando ho un problema da risolvere, quindi faccio notare questa cosa alla ragazza come se avesse inavvertitamente scordato di compilarla e le chiedo se può farlo ora, lei accondiscende e il punteggio attribuito è stato 3 cioè vero qualche volta. Continuando la mia rassegna noto che l’ultimo test, il differenziale semantico sulla famiglia non è stato completato correttamente, decido di passare all’intervista e di chiedere successivamente alla ragazza di completare il questionario con la giusta consegna.
L’intervista si svolge nei tempi previsti senza particolari problemi, il compito più impegnativo per me, in qualità di intervistatrice, è stato quello di tenere a freno i miei vissuti transferali e le mie possibili reazioni che avrebbero potuto portare l’intervista a deviare dal protocollo, e di cercare nel contempo di seguire e assecondare la direzione presa dal discorso e lasciando alla ragazza il tempo necessario per riflettere e rielaborare i temi oggetto di indagine. In più di una occasione mi sono sentita tentata di deviare il corso dell’intervista con commenti o indagini personali che avrebbero tuttavia interferito con il corretto svolgimento del protocollo. Il mio stato d’animo è comunque trapelato ma è stato funzionale all’instaurarsi di un clima empatico e accogliente. Nonostante la IAL sia un intervista semistrutturata ho tentato di approfondire alcuni argomenti, come ad esempio la morte del padre quando la ragazza aveva 6 anni. L’intera conversazione, durata nel complesso 75 minuti, è stata quindi trascritta per rendere possibile la codifica. Per la trascrizione sono state seguite le regole standard del trascritto, il trascritto riporta fedelmente ogni singola parola, il soggetto che la pronuncia e gli eventuali tempi di silenzio espressi in secondi, le risate, le interruzioni e gli intercalari. Per garantire il rispetto della privacy è stato eliminato dal trascritto di ogni possibile riferimento alla vita dell’intervistata, compreso quindi il suo nome, quello dei suoi familiari e il nome delle località menzionate, che sono state trascritte nella formula generica di Nome1, Nome 2, Città1, Città 2.
Afinita l’intervista chiedo alla ragazza di compilare il differenziale semantico con la nuova consegna, la ragazza mantiene la sua disponibilità. Alla mia inchiesta per verificare eventuali difficoltà riscontrate mi ha confermato che si trattava di un compito tutto sommato abbastanza facile, però mi comunica che durante l’intervista qualche volta si è trovata in difficoltà, in particolare quando le chiedevo i 5 aggettivi e quando poi le chiedevo degli esempi, degli avvenimenti, dopo averle comunicato che generalmente tutti i soggetti sottoposti a questa intervista denunciano delle difficoltà in quelle parti la ragazza si mostra rassicurata. La facilità di somministrazione degli strumenti self-report, rispetto all’intervista strutturata, era in qualche modo attesa, essendo noti gli indubbi vantaggi pratici di questi strumenti, che rimandano alla velocità di somministrazione e alla pressoché inesistenza di bias legati all’osservatore. Non a caso il loro impiego risulta pertanto particolarmente adeguato in ambito sperimentale e di ricerca. Questi strumenti condividono tuttavia alcuni limiti relativi, in particolare, alla possibilità che i soggetti nel rispondere mettano in atto un atteggiamento difensivo, in modo da trasmettere un’immagine positiva di sé. La loro applicabilità risulta inoltre circoscritta all’indagine delle dimensioni coscienti, rendendo quindi scarsamente accessibile la dimensione inconsapevole del costrutto che si vuole indagare.
- Codifica degli strumenti e risultati
L’approccio multidimensionale che prevede la somministrazione congiunta di più strumenti volti a rilevare aspetti diversi dello stesso costrutto si accompagna in genere una serie di problematiche come la comparabilità dei dati, riscontrabile anche all’interno della stessa categoria degli strumenti self-report, ciascuno dei quali può essere rivolto alla valutazione di aspetti diversi di uno stesso costrutto. Si pensi ad esempio ai possibili correlati tra l’item 5 del questionario MPIQ “Mi sento emotivamente vicino agli altri quando uso il cellulare” e alla valutazione di apertura relazionale misurata dalla versione italiana del questionari di Shouten. Ma è soprattutto con riferimento alla rappresentazione dell’attaccamento che sussistono differenze e peculiarità di ciascuno strumento da tenere presente nella valutazione complessiva: così ad esempio l’IPPA, che viene utilizzato anche come valutazione di una misura globale dello stato generale dell’attaccamento, è focalizzato sulle rappresentazioni delle relazioni attuali, mentre il Ca-Mir può rimandare anche alla rielaborazione del rapporto con i genitori nell’infanzia (es. item 2 “da piccolo mi hanno lasciato poche occasioni per fare le mie esperienze”).
La codifica di un’intervista semi-strutturata richiede in genere esperienza nella clinica in aggiunta ad un addestramento specifico per tipologia di intervista. Per la codifica dell’intervista I.A.L. ad esempio è necessario un apposito training specialistico, indispensabile per garantire il rispetto degli standard di qualità dei risultati. Nella fattispecie la codifica è stata operata dal docente della facoltà di Psicologia dell’università degli studi di Roma “La Sapienza” che coordina la ricerca, la dott.ssa Barbara Volpi. La codifica dei questionari self-report è invece abbastanza immediata e necessita generalmente solo di una griglia in cui viene associata a ciascuna domanda la denominazione della variabile di interesse e a ciascuna possibile risposta il relativo codice.
Nella fattispecie la codifica dei questionari si è avvalsa del supporto tecnico di alcuni fogli elettronici in cui risultavano pre-impostati gli algoritmi di calcolo delle scale relative ad ogni singolo questionario.
4.1 La codifica della IAL: considerazioni sui risultati
La codifica dell’intervista IAL (Cfr.Tabella 1) è stata condotta in due step: un primo passo di codifica sono stati assegnati i punteggi alle due scale: le Scale dell’Esperienza Soggettiva (5 scale) che valutano le esperienze di attaccamento nell’infanzia così come riportate dal racconto della ragazza, e le Scale dello Stato della Mente (9 scale) che valutano lo stato della mente della ragazza al momento attuale, in riferimento alle rappresentazioni di esperienze collegate all’attaccamento e all’organizzazione delle informazioni rilevanti rispetto ad esso. In una seconda fase l’intervista è stata nuovamente analizzata nel suo complesso, al fine di assegnare una classificazione finale dell’attaccamento della ragazza.
Come si può vedere in (tabella1) in riferimento alle prime scale, nel parametro dell’affetto, che valuta il sostegno emotivo e la disponibilità del genitore soprattutto nei momenti critici, la ragazza riporta un punteggio pari a 2 con la madre e ad 1 con il padre; questo sta ad indicare una quasi totale mancanza di stati affettivi e di supporto reciproci. Ciò è testimoniato nell’intervista, quando alla ragazza viene chiesto di descrivere la sua relazione con i genitori ignora la richiesta di descrivere i sentimenti, le emozioni e gli stati affettivi. Anche gli aggettivi che utilizza sono neutri e senza particolare coinvolgimento. Ciò si evince anche dall’intervista quando c’è questo scambio tra intervistatrice e intervistata:
<< T: che tipo di rapporto, che, che, che tipo di sensazioni o emozioni avevi in relazione alla tua figura genitoriale, che tipo di aggettivo utilizzeresti per definire la vostra, la vostra relazione
G: (pausa) Nonnn, cioè nel senso non giornaliera, eeemm, (pausa)emm (pausa) abbastanza completa, (pausa) basta>>.
La ragazza non tende ne a svalutare ne a idealizzare la figure genitoriali ciò è evidente nelle scale dello stato della mente in cui la madre a idealizzazione ottiene un punteggio pari a due e il padre un punteggio pari a 1, per quanto riguarda la svalutazione i punteggi sono invertiti (vd. Tab1). Non vi è traccia nel trascritto di inversione di ruolo e pressione a riuscire, ma questo punteggio, più che sembrare di buon esito, fa pensare a un clima di grande disinteresse e mancanza di coinvolgimento emotivo da parte dei genitori. Questa ipotesi viene confermata da punteggi molto alti nella scala Negligenza/Assenza in cui entrambi i genitori ottengono punteggi molto alti e in particolare il padre che arriva a 7; ma anche nella relazione con la madre la ragazza sperimenta assenza e negligenza; infatti ottiene un punteggio pari a 4. La madre, anche se descritta come unica figura di riferimento, spesso è assente, anche emotivamente, ad esempio la ragazza durante l’intervista con evidente difficoltà e passività dice:
<< Si, eemmm avevamo un rapportooo, avevamo un rapportoo diciamo emm, avevamo un bel rapporto quando appunto stavamo insieme, eee però ecco non stavamo sempre insieme, si può definì un bel rapporto, un ooo cioè mia madre l’ho visto sempre come quasi l’unica figura di riferimento, (pausa, lunga 15 sec). Eee>>.
Il padre, deceduto quando la ragazza aveva 6 anni circa ottiene un punteggio di 7, ma questo punteggio così elevato non è connesso esclusivamente ad un assenza fisica nel presente giustificata dal prematuro decesso, ma piuttosto dai ricordi della ragazza che denunciano Assenza, in particolare quando dice:
<< lo vedevo solooo la domenica e quindi e anche saltuariamente per cui giustamente una domenica con mamma, una domenica con papà>>
oppure:
<< T: Ok, adesso andremo a fare la stessa cosa con tuo padre, puoi dirmi qualche parola o aggettivo che descrive il rapporto con tuo padre quando eri bambina?
G: eeeemm (ridacchia)(pausa) due domeniche al mese, forse? >>.
Questa estrema assenza e trascuratezza del padre è evidente anche quando la ragazza ci fornisce gli aggettivi; infatti anche se il padre è l’unico di cui il soggetto fornisce 5 aggettivi, 4 sono a carattere abbandonico, infatti per descrivere la relazione con il padre dice: nullo, saltuario, superficiale e discontinuo.
Un altro dato che balza agli occhi è il rifiuto che pur non raggiungendo i picchi massimi risulta presente. La madre ottiene 3 su questa scala anche se la ragazza non riporta di episodi apertamente rifiutanti in relazione a lei. Invece il padre ottiene un punteggio pari a 5 e la ragazza riporta anche un episodio in cui appare evidente la sensazione di rifiuto che deve esserne scaturita ma coscientemente ci nega di averlo vissuto come tale.
Per quanto riguarda le scale dello stato della mente rispetto all’attaccamento non possiamo non notare un monitoraggio meta cognitivo con punteggio 1, quindi estremamente basso, che denuncia una quasi totale assenza da parte della ragazza di una funzione riflessiva che l’aiuti a contestualizzare e attribuire senso alle sue esperienze di vita, questo punteggio estremamente basso denuncia anche una incapacità della ragazza di mettersi nei panni dell’altro e avere una profonda comprensione del motivo per cui i genitori si sono comportati in un certo modo in alcune circostanze. Sembra inoltre poco competente nel connettere la sua personalità attuale con le esperienze affettive e emotive con i suoi genitori, è come se queste non fossero pensabili, e questo d’altra parte è comprensibile visto il clima di trascuratezza emotiva in cui è cresciuta la ragazza. Inoltre bisogna sottolineare una mancanza di memoria che raggiunge il punteggio di 3,5; infatti bisogna ricordare che a volte nell’intervista la ragazza non è riuscita a portare esempi di specifici avvenimenti a fronte degli aggettivi usati, ciò è avvenuto in particolare nel descrivere le relazioni con i genitori. La coerenza del trascritto e la coerenza della mente ottengono un punteggio di 3.
Tale punteggio risulta così basso perché, nonostante gli sforzi fatti dalla ragazza per collaborare con l’intervistatrice, non sempre è riuscita ad aderire alle massime di Grice, quindi la coerenza del trascritto ne risulta inficiata, infatti i racconti appaiono veritieri ma per lo più non sono accompagnati da evidenze per quanto affermato (qualità); le narrazioni sono succinte ma spesso incomplete (quantità); le risposte non sempre pertinenti rispetto alle domande poste dall’intervistatrice (rilevanza); l’esposizione nel complesso appare spesso confusa, e si rilevano intercalari, lunghe pause e sospensioni di parola (modo). Questo peculiare modo di esprimersi che la ragazza possiede, denuncia un’elevata passività. Infatti nella scala della passività la ragazza raggiunge un punteggio pari a 6. Inoltre i ricordi presentati non sempre sono esposti in maniera organizzata, completa e chiara; spesso trapela una consapevolezza non realistica rispetto alla qualità delle cure ricevute e degli effetti che ne sono derivati e qualche volta le varie parti del discorso entrano in contraddizione. Tutto ciò fa comprendere più a fondo il punteggio di 3 ottenuto dalla ragazza nella scala di coerenza della mente. Ad esempio quando viene indagato come crede che la relazione con i genitori abbia influito sul suo carattere, entra in un grande stato di confusione:
<< T: ok in che modo pensi che queste esperienze con tua madre abbiano influito sul tuo carattere ora che sei più grande? Cioè che tipo di persona sei, cosa ti piace e cosa non ti piace, se vai d’accordo con le altre persone e in che modo tua madre ha influito sul modo di essere attuale
G: si vabbè vado d’accordo con le altre personeee nonn diciamo sono una persona molto espansiva eeee cioè nel senso nonnn cioè nel sen cioè mi piace conosce magari nuove persone
T: e in che modo pensi che la relazione con tua madre abbia influenzato questo tuo modo di essere?
G: mbè perché anche diciamooo anche vedendo magari come si rapportava lei con le altre persone
T: senti invece l’esperienza con tuo padre pensi che abbia influito sul tuo carattere? Se è si in che modo?
G: forse lo identificherei come il lato debole
T: cioè?
G: cioè ha influenzato la parte un po’ più… la parte piùùù diciamo la parte piùù debole di ogni persona
T: me lo puoi spiegà un pò meglio? Qual è questa tua parte debole e quanto credi che tuo padre l’abbia influenzata
G: I latiii cioè nel senso eeeem I lati deboli di una persona, cioè nel senso ognuno c’ha il suo lato debole no? Magariii che ne so..
T: Qual’è il tuo? Quale pensi che sia il tuo in relazione a tuo padre
G: ahh (sorride) (pausa 8sec)
T: non ti preoccupare, hai tempo per pensare
G: (pausa7 sec) eh diciamo la figuraaa cioè nel sensooo non c’ho avuto una figura maschile ssstabile oo presente quindi non
T: non?
G: quindi questo è il mio punto debole penso
T: e comee diciamo sul tuo carattere come ha influito? A cosa ha portato questa assenza paterna?
G: (pausa12sec)ci penso (pausa lunga circa 20sec)vabbè cioè nel senso le mancanze genitoriali per molto so è una mancanza del genitore che appunto, cioè magariii forse un po’ di insicurezaa
T: quindi l’insicurezza
G: sii emm cio si anche un po’ magari di incertezza, di insicurezza, uno statooo uno stato dubbio>>.
L’analisi complessiva del trascritto ha condotto infine a classificare la ragazza come E1 (Entagled o preoccupied), quindi nel caso specifico la ragazza manifesta un coinvolgimento passivo. Questa elevata passività si evince dal modo del discorso che rende particolarmente confusa la narrazione delle esperienze infantili. Appare evidente nel trascritto come la mancanza di esperienze di supporto e di cura da parte delle figure genitoriali, in particolare nella prima infanzia siano state tali da non averle consentito di sviluppare uno stile di attaccamento sicuro.
Tab.1- Risultati IAL
Scala della probabile esperienza durante l’infanzia
Madre Padre
Affetto 2 1
Rifiuto 3 5
Inversione di ruolo 1 1
Negligenza/Assenza 4 7
Pressione alla riuscita 1 1
Scale dello stato della mente rispetto all’attaccamento
Madre padre
Idealizzazione 2 1
Svalutazione 1 2
Rabbia coinvolgente 2 2,5
Svalutazione generale dell’attaccamento 1
Mancanza di memoria 3,5
Passività 6
Mancata risoluzione del lutto 1
Mancata risoluzione del trauma 2
Monitoraggio meta cognitivo 1
Paura della perdita 1
Coerenza del trascritto 3
Coerenza della mente 3
CATEGORIA GENERALE E1
4.2 La codifica dei questionari self report
I questionari utilizzati sono quelli menzionati nel capitolo 2, in questo paragrafo verranno riportati gli output di ogni specifico questionario e verrà messo in relazione con ogni informazione relativa alla ragazza, in particolare quelle apprese dalla IAL.
4.2.1 Risultati al test uso e abuso del cellulare (MPIQ) e internet (SPQ)
La ragazza non sembra ravvisare segnali espliciti di dipendenza patologica in rapporto con gli strumenti della tecnologia telematica. In particolare, i risultati di codifica dell’MPIQ (Cfr. Tabella2) mostrano un punteggio pari a 21 nella scala abuso di cellulare. La ragazza sembra mostrare alcuni segnali di isolamento, che acquistano senso e specificità in relazione alla IAL, il cui punteggio grezzo è pari a 13. La ragazza, tenendo in considerazione il fatto che i punteggi alla SPQ oscillano da un minimo di 8 a un massimo di 56, mostra una grande capacità auto regolativa, infatti presenta solo una lieve tendenza all’uso di internet con un punteggio grezzo pari a 24.
Tab.2 – Uso e abuso del cellulare (MPIQ) e internet (SPQ)
i.g
Abuso cellulare 21
Isolamento 13
Abuso internet 24
4.2.2 Risultati al test uso e abuso da facebook (BFAS)
La codifica del questionario BFAS (Cfr. Tavola 3) mostra punteggi relativamente bassi su 5 delle 6 scale individuate da Brown (1993, 1997). Per interpretare i risultati bisogna tenere in considerazione che i risultati possono oscillare da un minimo di 3 a un massimo di 15. La scala della “Salience (Salienza)” che ci indica quanto l’attività cognitiva domina il pensiero della persona e quanto l’attività comportamentale domina la vita della persona, è molto bassa; infatti la ragazza ottiene un punteggio pari a 5. Per quanto riguarda la scala “Loss of control/ tolerance (Perdita di controllo/tolleranza)”, la quale valuta quanto la persona perde il controllo del comportamento, il soggetto riporta un punteggio di 7 ma sempre ben lontano dal massimo previsto che è 15. La mood modification è estremamente bassa con un punteggio di 3, quindi la ragazza non presenta un cambiamento umorale in relazione all’attività del social network. “Withdrawal (Ritiro)” è la scala che misura le emozioni sgradevoli di astinenza durante l’attività e la ragazza riporta punteggi bassi anche in questa scala, come d’altronde anche in quella del conflitto. Quindi possiamo affermare che non sembrano ravvisarsi segnali di dipendenza da facebook.
Tab.3 – Uso e abuso di facebook – BFAS
i.g.
Salience 5
Tolerance 7
Mood modification 3
Relapse 8
Withdrawal 5
Conflict 6
4.2.3 Considerazioni e comparazione dei risultati sulle internet addiction
Infine, per quanto riguarda l’area del mondo virtuale, è stato ritenuto utile comparare i risultati relativi alle dipendenze dai prodotti tecnologici. In particolare nel grafico in basso (cifr. Grafico1) sono riportati i dati relativi ai prodotti tecnologici più utilizzati dagli adolescenti e che più facilmente possono indurre ad uno stato di dipendenza; essi sono: facebook, internet e cellulare. Per comparare i diversi punteggi ho deciso di standardizzarli in modo tale da portarli tutti su un intervallo uniforme che va da un minimo di 0 a un massimo di1. Questa non vuole essere una standardizzazione relativa a una popolazione di riferimento, ma ha l’obiettivo di ovviare all’incomparabilità dei punteggi grezzi. Per calcolare i punteggi relativi ho utilizzato la seguente formula:
Dove: Xi= punteggio grezzo Xmin=punteggio minimo Xmax=punteggio massimo
Tab4 Trasformazione dei punteggi grezzi in punteggi relativi
i.g i.r
Uso/abuso di face book 5,6 0,22
Utilizzo di internet 24 0,28
Uso/abuso del cellulare 21 0,27
Vedendo il grafico si evince che il soggetto, oltre a non presentare una dipendenza da prodotti tecnologici, ha ottenuto dei punteggi relativi molto vicini, come se in un certo senso le dipendenze da prodotti tecnologici fossero connesse. Il soggetto analizzato presenta un’assenza di dipendenza in associazione con un attaccamento insicuro E1, quindi per quanto riguarda questo soggetto non sembra esserci correlazione tra le 2 sfere di indagine. In realtà però possiamo anche allargare la nostra visuale e ipotizzare che il risultato ottenuto potrebbe essere frutto di una tendenza della ragazza ad aderire alle richieste sociali, questo anche in relazione alla passività riscontrata nella IAL.
In realtà nella IAL, essendo un intervista attenta e profonda che indaga aree che nella vita di tutti i giorni restano per lo più inesplorate, il soggetto potrebbe essere stato preso all’improvviso senza avere avuto il tempo di strutturare delle difese; invece nei self report, manca il contatto con l’intervistatore e il soggetto ha più tempo a disposizione per pensare. Nelle risposte della ragazza potrebbe aver influito la desiderabilità sociale, infatti in numerose risposte notiamo delle cancellature e una domanda è stata lasciata incompleta.
Grafico1 comparazione dei risultati sulla dipendenza da prodotti tecnologici
4.2.4 Risultati al test aprirsi on-line
Per quanto riguarda l’apertura interpersonale on-line la ragazza riporta punteggi molto alti, infatti le risposte alle domande del test sono per lo più assestate sui punteggi massimi, in particolare per quanto riguarda gli argomenti più intimi come (essermi innamorata, i momenti in cui mi sono vergognata, i momenti in cui mi sono sentita in colpa). Quindi possiamo affermare che la ragazza presenta una predisposizione molto forte, anche per ciò che riguarda le cose più personali, a condividerle on-line.
4.2.5 Risultati dell’Inventory of Parent and Peer Attachment (I.P.P.A., Armsden e Greenberg, 1989)
I risultati della codifica del questionario IPPA (Cfr. Tabella 6) fanno emergere un basso livello di comunicazione e di fiducia verso la madre. La parte relativa al padre non è stata compilata perché come detto anche in precedenza è deceduto In particolare, la madre sembra al momento la figura di riferimento più importante, come del resto dichiarato dalla stessa ragazza durante l’intervista IAL. I rapporti con il gruppo dei pari sono molto buoni e i livelli di comunicazione e fiducia sono di molto superiori a quelli mostrati verso i due genitori. L’alienazione si mostra bassa nei confronti dei pari, con un punteggio di 10, mentre è più accentuata rispetto alla madre con 29, ed è due volte superiore. In generale la ragazza sembra mostrare grandi sentimenti di sicurezza nella relazione con i pari, mentre nei confronti della madre i livelli di sicurezza sono discreti.C’è da tenere in considerazione che è si vero che in adolescenza le relazioni con i pari diventano centrali ma non sostituiscono e non diventano mai più importanti e più di supporto delle relazioni genitoriali. Avendo già analizzato la Ial possiamo dedurre che questo attaccamento alla madre estremamente basso non denuncia una crisi adolescenziale bensì proprio una mancanza di costruzione della relazione nel tempo; infatti, come ci racconta la ragazza nell’intervista le sue relazioni con i genitori erano composte principalmente dall’assenza, dunque si può dedurre che la ragazza abbia operato fin da piccola un ritiro massiccio dei suoi sentimenti e delle sue aspettative sui genitori, di conseguenza la sfera dell’attaccamento ne risulta inficiata. E’ inoltre da sottolineare che nella IAL il soggetto presenta un profilo E1 che fa comprendere quanto questo disagio, nonostante i notevoli sforzi della ragazza per fronteggiarlo come ad esempio l’investimento fatto sui pari, sia in realtà molto radicato, fino a trascinare la ragazza in una passività di pensiero che emerge in particolare quando riporta le esperienze con i genitori.
Tab.5- Inventory of Parent and Peer Attachment I.P.P.A
Madre Pari
i.g i.g
Alienazione 29 10
Comunicazione 24 34
Fiducia 29 45
Attaccamento Totale 24 69
4.2.6 Risultati al self report SCL-R 90
Un certo livello di disagio della ragazza emerge anche dalla codifica del questionario SCL-90 (Cfr. Tavola 7). Va sottolineato che i punteggi riportati dalla ragazza nelle varie scale non sono mai estremi, quindi non si rilevano disturbi evidenti in qualche specifica area, registriamo però un punteggio leggermente alto in “disturbi del sonno” dove la ragazza supera il punteggio di 2. C’è da sottolineare che nell’interpretazione dei dati bisogna tenere conto che i punteggi da 0 a1 sono da considerare ottimali, che da 1 a 2 non sono denuncia di patologia ma vanno letti alla luce della storia della paziente e che i punteggi che raggiungono picchi più alti, fino ad arrivare a un massimo di 5 sono da considerare denuncia di un disagio più diffuso che può arrivare a diventare invalidante per la persona. La ragazza ha alcuni punteggi tendenti a valori alti, tra cui la somatizzazione con un punteggio di 1,92, la quale comprende i disturbi che sorgono dalla percezione di disfunzioni corporee, e in particolare la ragazza riporta. Inoltre registriamo un punteggio elevato, pari a 2 in ossessione-compulsione, quindi ipotizziamo la presenza di pensieri, emozioni e azioni sperimentati come non incoercibili e non voluti dal soggetto. La ragazza mostra un punteggio pari a 2,11 in sensibilità interpersonale, questo denuncia una lieve tendenza ad avere sentimenti di inferiorità e inadeguatezza in relazione alle altre persone. Un altro punteggio che per quanto resti nella norma è leggermente alto è l’ideazione paranoide, quindi il soggetto può presentare dei tratti di disturbo del pensiero caratterizzato da sospetto, paura di perdita di autonomia e ostilità. Bisogna però sottolineare che benché la ragazza riporti delle aree di criticità queste sono tutte abbastanza contenute e si attestano intorno a valori medi, tanto che il Global Score Index è pari a 1,79.
Tab.6 – SCL-90
Somatizzazione (SOM) 1,92
Ossessione-Compulsione (O-C) 2,00
Sensibilità Interpersonale (INT) 2,11
Depressione (DEP) 1,77
Ansia (ANX) 1,60
Ostilità (HOS) 1,67
Ansia Fobica (PHOB) 1,29
Ideazione Paranoide (PAR) 2,00
Psicoticismo (PSY) 1,50
Disturbi del Sonno (SLEEP) 2,33
Global Score Index (GSI) 1.79
4.2.7 La codifica del CA-MIR
Lo stile coinvolto tendente al passivo della ragazza emerge anche dall’analisi della codifica del Ca-Mir (Cfr. Tabella 7). I valori rilevati nella CA-MIR sono moderatamente elevati, considerando che il punteggio può raggiungere un massimo di 5. Ad una prima analisi emergono subito 2 valori alti, uno è la valorizzazione della gerarchia con un punteggio pari a 3,7, l’altro è la distanza familiare con 3,6. E’ da notare come questi 2 risultati, entrambi inerenti alla realtà familiare, siano così stridenti tra loro. La passività, presente sia nella IAL sia in questo test, questa viene quì evidenziata dal blocco dei ricordi che raggiunge un valore abbastanza alto di 3,3.
Tab.7 – CA-MIR
i.g.
A_Interferenza Genitori 2,3
B_Preoccupazione Familiare 2,8
C_Rancore Per Esperienze Infantili 2,5
D_Supporto Genitori 2,6
E_Supporto Familiare 2,5
F_Riconoscimento Sostegno 3,2
G_Indisponibilità dei Genitori 1,8
H_Distanza Familiare 3,6
I_Rancore Per Il Rifiuto 2,8
J_Traumatismo Da Parte Dei Genitori 1,8
K_Blocco Ricordi 3,3
L_Dimensione Ruolo Da Parte Dei Genitori 2,3
M_Valorizzazione Gerarchia 3,7
A_E Preoccupazione 2,7
B_F Sicurezza/Autonomia 2,8
C_Ds Distacco 2,8
Unresolved 2,6
State Of Mind 3,0
Tipo Attaccamento Primario
Irrisolto
4.2.8 La codifica del differenziale semantico
Seguendo la codifica del differenziale semantico (Cfr. Tab8), non possiamo non notare i valori estremamente alti di flessibilità familiare, infatti da una scala da 1 a 10 si raggiunge un punteggio di 9. Inoltre la ragazza sembra giudicare la propria famiglia come mediamente stabile, infatti il punteggio di stabilità è pari a 6 e riporta punteggi medi di attività della famiglia. Globalmente prevale il polo positivo della rappresentazione con un valore che si attesta intorno a 6,8.
Tab.8 – Differenziale semantico sulla famiglia
1- Stabilità della famiglia 6
2 – Attività della famiglia 6
3 – Flessibilità della famiglia 9
4- Sollecitazione della famiglia 6,3
Indice globale 6,8